Il 27 settembre scorso il colosso svizzero del lusso Richemont ha rilevato il 100% di Buccellati Holding Italia spa, fra i marchi leader dell’oreficeria italiana (si veda qui il comunicato stampa).A vendere è stata la conglomerata cinese Gangtai Group Corporation Limited, che a sua volta ne aveva acquistato il controllo nell’agosto 2017  dal fondo Clessidra e dalla famiglia Buccellati, con quest’ultima che era rimasta al 15% (si veda altro articolo di BeBeez). Non è stato reso noto il prezzo di acquisto, ma si ritiene che la valutazione della società sia stata ben inferiore ai 270 milioni di euro in base ai quali Gangtai aveva acquisito la sua quota dell’85% nell’agosto 2017.
Buccellati è stata fondata a Milano nel 1919 da Mario Buccellati. I suoi gioielli sono realizzati artigianalmente con tecniche che risalgono al Rinascimento nei laboratori italiani dell’azienda. Ha aperto negozi in tutto il mondo: Milano, Venezia, Firenze, Cala Di Volpe, Capri, Monte Carlo, Parigi, Londra, Mosca, Dubai, Beirut, Kuwait, Doha, New York, Chicago, Aspen, Beverly Hills, Bal Harbour, Palm Beach, Houston, Hong Kong, Tokyo, Seoul, Osaka, Nagoya, Shanghai, Beijing e Macao. La società ha chiuso il 2017 con ricavi per 52,7 milioni di euro, un ebitda negativo di 5,9 milioni e liquidità netta per 15 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).
Nell’agosto 2017 Gangtai aveva comprato Buccellati, si diceva allora, sulla base  di un multiplo di valutazione pari a 6,6 volte il fatturato del 2015 cioé appunto 270 milioni di euro, a fronte di ricavi consolidati per 40,9 milioni di euro, un ebitda negativo di 5,7 milioni e un debito finanziario netto di 3,5 milioni. Una valutazione che allora corrispondeva a un equity value di 230 milioni, con i venditori che avevano incassato 195,5 milioni di euro per la loro quota dell’85% di equity ceduta (Clessidra aveva investito 80 milioni di euro di equity per il 67% del capitale nella primavera del 2013). L’offerta di Gangtai, che si era inoltre impegnato a investire altri 200 milioni per lo sviluppo di Buccellati, allora aveva battuto proprio Richemont che inizialmente era dato in pole position per l’acquisto (si veda altro articolo di BeBeez).
Gangtai, uno dei distributori di gioielli più importanti del mondo e proprietario di miniere aurifere, negli ultimi tempi sta però affrontando una pesante crisi di liquidità e per far fronte ai suoi debiti sta svendendo asset. Lo scorso 27 settembre il gruppo ha dichiarato default su un bond che prevedeva per gli obbligazionisti l’esercizio di un’opzione put. Tutti gli obbligazionisti hanno esercitato l’opzione, ma Gangtai non ha rimborsato il bond da 500 milioni di yuan (circa 73 milioni di dollari) e ora è molto probabile che accada la stessa cosa per un altro bond che prevede un’analoga opzione il prossimo 3 novembre (si veda qui Reuters). Sempre il 27 settembre Gangtai non ha pagato le cedole su un altro bond da 500 milioni di yuan in scadenza nel 2022 (si veda qui Reuters). Con l’economica cinese in rallentamento e la continua guerra commerciale con gli Usa, Gangtai è in grande compagnia nella crisi. Da inizio anno sono 51 gli emittenti di bond cinesi che hanno dichiarato default e il trend è destinato a continuare e a peggiorare nel 2020, con un cumulato di 8,6 miliardi di dollari di corporate bond denominati in moneta Usa in scadenza ( si veda qui Bloomberg).
Per fare cassa e non potendo continuare a investire nel gruppo italiano come promesso, Gangtai ha venduto quindi anche Buccellati. L’acquisto del gruppo italiano, che entrerà a far parte dell’area di business gioielleria di Richemont, non avrà alcun impatto sul bilancio di quest’ultima per l’anno fiscale che si chiuderà nel marzo 2020. “Buccellati va a completare la nostra offerta di gioielleria”, ha dichiarato il presidente della holding, il miliardario sudafricano Johann Rupert.
La holding Richemont, quotata in Svizzera, detiene in portafoglio numerose società del settore del lusso, suddivise tra 4 aree di business: gioielleria (Cartier e Van Cleef & Arpels); produttori di orologi (A. Lange & Söhne, Baume & Mercier, IWC Schaffhausen, Jaeger-LeCoultre, Panerai, Piaget, Roger Dubuis e Vacheron Constantin); negozi online (Gruppo Yoox Net-à -Porter e Watchfinder & Co.); moda e accessori (Dunhill, Alaïa, Chloé, Montblanc e Peter Millar). Il gruppo Richemont genera oltre metà del suo fatturato dal settore gioielleria. Nel primo trimestre del 2019 il gruppo ha registrato ricavi pari a 3,74 miliardi di euro, in salita del 12%. Ricordiamo che lo scorso anno Richemont ha ceduto il marchio Lancel a Piquadro.